Franco Arcangeli, Una galleria di umanità

L’obiettivo non è un mezzo, ma una parte di se stesso, il diretto e naturale prolungamento dell’occhio. Ma un occhio particolare: non vede soltanto ma scruta, interiorizza, interpreta la natura umana e i suoi messaggi, anche quelli più segreti, nascosti in uno sguardo, in un sorriso, in un gesto, in due labbra che sfiorano un’armonica, e ancora in una barba bianca e fluente, un ammiccare malizioso, un bambino che piange e un altro con un’espressione meravigliata, un viso pensoso, lunghe trecce nere affacciate a una finestra, pelli brune riarse dal sole, vecchi musicisti di strada, ornamenti e colori, tatuaggi e disegni…. Sono ritratti, certo, che però non si limitano a ciò che si può vedere, perciò è ben intuibile che l’artista ha cercato non la curiosità etnografica, o perlomeno non solo quella, ma l’intimità delle anime del mondo sorprese nel loro affiorare su un volto. E con i ritratti Arcangeli conferma proprio questa sua visione del mondo in profondità, il visibile è quasi una scusa per sollevare quei veli che spesso impediscono all’uomo di ritrovare se stesso nella natura e nei suoi simili.

Viaggi nell’ignoto, quelli di Arcangeli, un ignoto di culture plurimillenarie che poi ha conosciuto e rivelato con un clic, dai bambini onduregni, maldiviani, brasiliani magrebini….. ai beduini dell’Egitto, dai Masai del Kenia e della Tanzania alle donne birmane Kayan, dalle giovani Rajput indiane ai vecchi biancobarbuti del Canada, dalle fumatrici amerinde, alle guardie reali inglesi… Arcangeli non vede le cose, le sente, non sono solo visioni ma emozioni, non solo stampe, ma impressioni. Ogni scatto risponde a un moto intimo di meraviglia, di uno stupore ancestrale di fronte a solitudini immense, laddove il rapporto fra anime del mondo è pervaso di poesia ineffabile. Le fotografie dei paesaggi, per esempio, non sono tali, ma quadri che in un crescendo spirituale raggiungono l’astrazione, quando si fa evidente che le immagini sono anche racconti, suoni, profumi, frasi da decifrare con la grammatica dei sensi.

Giancarlo Gaggiotti

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